VITA DI PERIFERIA, A SOUSSE UNO SPAZIO PER FAVORIRE L’INCLUSIONE

Nel vasto quartiere di Cité Riadh, densamente popolato per i flussi migratori interni degli ultimi decenni, problemi come l’abbandono scolastico, la disoccupazione giovanile e la tossicodipendenza sono all’ordine del giorno. Ma l’associazione Awledna, in un progetto concertato con diversi soggetti pubblici e privati, ha realizzato uno spazio di socializzazione all’aperto ispirandosi a un’esperienza bolognese. C’è ancora molto da fare ma si guarda avanti, e in particolare alle donne.

Un grande spazio di socializzazione all’aperto, in un vasto e densamente popolato quartiere periferico della città di Sousse. E’ quello che ha realizzato l’associazione Awledna (‘I nostri ragazzi’) nell’ambito di RESTART, contribuendo a dare risposta ad alcuni dei problemi sociali della Cité Riadh (o arrondissement Erriadh), a sud ovest del porto della città. Si tratta della seconda Cité, per numero di residenti, di tutta la Tunisia, cresciuta nei decenni per il forte flusso migratorio da regioni interne più svantaggiate. A Sousse - terza città del Paese con oltre 221 mila abitanti nel 2004 secondo il sito ufficiale della municipalità - si concentra infatti un gran numero di attività economiche nei settori industriale, dei servizi e del turismo balneare: attività che nel tempo hanno portato molti tunisini a trasferirsi qui per trovare lavoro.

Ma questa alta concentrazione abitativa nella Cité Riadh si è accompagnata anche una serie di problemi di inclusione sociale, dall’abbandono scolastico alla tossicodipendenza e all’alcolismo, dalla disoccupazione alla microcriminalità. Ed è proprio per affrontare questi nodi che l’associazione Awledna ha partecipato a molti incontri con le autorità amministrative e altre realtà del settore pubblico e privato, per trovare soluzioni capaci di favorire l’inclusione socio-economica, dei giovani in particolare.

Un asse portante del progetto è l’educazione dei giovani all’uso responsabile del territorio, al rispetto e alla gestione degli spazi verdi come beni della collettività. E così è nato, vicino a una scuola e tra i condomìni, questo ampio spazio destinato ai bambini, ai giovani e alle famiglie, con una pista per lo skateboard, un piccolo teatro all’aperto, tavoli intorno ai quali sedersi per socializzare. “In Tunisia lo spazio pubblico non è considerato uno spazio sociale – ci dicono nella sede dell’associazione, presenti? il segretario generale …. e il presidente … - ma il bisogno di uno spazio per la socializzazione è aumentato dopo il 2020, quando è cominciata la pandemia da Covid. Da quella esperienza di isolamento forzato è nata l’esigenza di individuare e riqualificare uno spazio comune all’aperto. Per fare questo abbiamo preso a ispirazione il progetto Le serre dei giardini della cooperativa di lavoro Kilowatt di Bologna, un “incubatore di idee ad alto impatto sociale e ambientale”.

L'origine delle immagini  è la pagina Facebook dell'associazione: https://www.facebook.com/AssocioationTunisienneAwledna/photos

Certo, una periferia urbana nel clima torrido dell’estate tunisina è difficilmente paragonabile al cuore verde dei Giardini Margherita del capoluogo emiliano. E quello che colpisce, in un caldo pomeriggio di settembre, sono gli effetti della siccità del terreno che pur sarebbe stato progettato come erboso, ma che ancora attende i fondi per la messa in opera di un pozzo. Ma i copertoni colorati messi a terra per fare da sedili, gli spazi dedicati al gioco e agli spettacoli dal vivo, i tavoli ombreggiati ai quali siedono adulti e ragazzi dimostrano che questo spazio un tempo vuoto è stato definitivamente recuperato per la cittadinanza. “Prima non c’era nemmeno l’illuminazione pubblica – raccontano all’associazione – e vi circolavano alcol e droga. Poi abbiamo coinvolto i giovani, anche di altri quartieri, i ragazzi delle scuole, gli adulti e le famiglie”. Memorabili quattro serate di iftar, la rottura del digiuno del Ramadan, che hanno coinvolto circa 10 mila persone, 3.500 in un solo giorno, a dimostrazione di come l’intero quartiere si fosse ormai appropriato di questo spazio.

L'origine delle immagini  è la pagina Facebook dell'associazione: https://www.facebook.com/AssocioationTunisienneAwledna/photos

Ora i soci di Awledna guardano avanti: anche alla luce del fatto che nel quartiere vi sono molte ragazze madri, pensano a sportelli per le donne, con ambulatori di ostetricia e ginecologia, screening sanitari e servizi di ascolto con l’ausilio di psicologi. E guardano anche a un programma per l’educazione civica e ambientale promosso dell’organizzazione Onu per lo sviluppo (Pnud), per il quale la loro associazione è stata selezionata. Certo i rapporti con la municipalità non sono sempre facili: Sousse è una città grande e i problemi di Cité Riadh possono non essere la priorità dell’amministrazione. Ma è con soddisfazione che si considera quanto fatto finora: ripensando in particolare ai due giovani dediti allo spaccio e all’alcol che hanno attivamente partecipato alla preparazione dello spazio comune, e a un bambino malato di tumore che ha seguito con passione i lavori. Segni di un cambiamento possibile e di fiducia per una vita migliore.

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