BYOKOB, SEI DONNE INGEGNERE PER UN MARCHIO DI COSMETICA BIO AL 100%
La cosa più difficile è ottenere il credito necessario a partire, raccontano le due fondatrici di Gabes, ma loro ci sono riuscite grazie a RESTART e all’economia sociale e solidale. Ora hanno 22 prodotti per la vendita, in negozio e online, e ancora molte ambizioni. E una rotta precisa da seguire: coniugare natura e bellezza, proteggendole entrambe.
Sei giovani donne, tutte laureate in ingegneria, che creano prodotti cosmetici biologici al 100%, testandoli in prima persona, con l’obiettivo di tutelare insieme l’ambiente e la bellezza. Sono loro le protagoniste dietro al marchio BYOKOB, acronimo di Be Your Kind Of Beauty, con sede a Gabes e laboratorio a Matmata, e con l’ambizione di scalare il mercato nazionale.
L’idea nasce del 2019, quando Jihène Ben Mohamed e Rebeh Dabbaghui ottengono la laurea in ingegneria chimica. Fin dall’inizio degli studi, entrambe vogliono essere creatrici di un progetto, ma temono di poterlo fare solo dopo anni di pratica. Ma l’incontro con RESTART permetterà loro di creare l’impresa molto prima, trovando aiuto in particolare con la realtà spigolosa della burocrazia e con le difficoltà dell’accesso al credito per le start-up.
Così nel 2021 sono pronte tutte le pratiche, e nel 2022 avviene il lancio ufficiale di BIOKOB. E nel frattempo si sono aggiunte le altre quattro socie, per un’impresa tutta al femminile e all’insegna della preparazione di livello universitario di tutte loro. Quello di Gabes è uno dei territori più pesantemente colpiti dall’inquinamento ambientale per la presenza di numerose industrie chimiche, ed è questa la loro prima sfida. Alla radice del progetto ci sono infatti l’amore per la natura e la conoscenza della chimica, con cui traggono gli olii essenziali dalle specie erboristiche del posto: per coniugare natura e bellezza, e per proteggerle entrambe
Quando Jihène Ben Mohamed e Rebeh Dabbaghui concludono gli studi universitari, nel 2019, sono già consapevoli delle difficoltà che attendono i neo-laureati per entrare nel mondo del lavoro o lanciare un’impresa. Ma raccolgono la sfida. Intercettano subito la possibilità di una formazione in creazione d’impresa offerta dallo Stato ai giovani laureati e iniziano a mettere a punto il loro business plan. Nel 2020 avviano il laboratorio, dove iniziano a creare cosmetici o oli essenziali, lavorando anche di notte e testandoli loro stesse. Una volta ottenuti i primi prodotti e definito il business plan, comincia il percorso a ostacoli: da una parte la burocrazia e dall’altra le difficoltà di ottenere dalle banche il credito necessario per partire.
Sono più i dinieghi e le porte chiuse che trovano, dei documenti che raccolgono per ottenere un finanziamento. “Il sistema bancario tunisino difficilmente accorda crediti ai giovani imprenditori, anche quando presentano garanzie – raccontano - ; è questo lo scoglio maggiore, anche più grande della burocrazia”. Ma ad aprire loro la strada sono il mondo dell’economia sociale e solidale, i programmi di formazione e accompagnamento cui accedono, e la copertura parziale dei costi per l’avviamento del progetto ottenuta con RESTART. È durante questo percorso che Jihène e Rebeh riescono ad accedere anche a un finanziamento parziale di SBT (istituto bancario che proprio con RESTART ha sviluppato linee di credito specifiche per i giovani imprenditori di ESS), e a incontrare durante le formazioni una delle loro future socie, Nehla, anche lei ingegnera chimica. BYOKOB nasce ufficialmente nel 2021 e inizia le vendite nel 2022: oggi conta su una linea cosmetica di 22 prodotti e su ricavi sufficienti a garantire gli stipendi di tutta l’équipe, ormai composta da sei donne: tutte ingegnere o chimiche, tutte giovanissime, tutte altamente formate, e tutte egualmente appassionate. “Per il momento ci stiamo consolidando sul mercato di Gabès, ma stiamo facendo accordi anche con le parafarmacie di altre città, mentre le vendite on-line hanno già un mercato nazionale e presto avremo anche il marchio Bio”.
La vostra è una storia di ostinazione e di successo, ma quanto può considerarsi rappresentativa - chiediamo a Jihène Ben Mohamed e Rebeh Dabbaghui - del contesto tunisino?
“Spesso l’ambiente circostante è totalmente disincentivante, noi stesse pensavamo che tutto sarebbe stato molto più difficile. Ma abbiamo avuto la fortuna di incontrare programmi di formazione o accompagnamento di cui non sempre i nostri coetanei vengono a conoscenza. In generale, per i giovani non è facile trovare sostegno ai loro progetti neppure tra gli amici e i familiari, che spesso temono per le possibilità di riuscita. Noi però siamo ingegnere, abituate per forma mentis a pensare che una soluzione c’è sempre. Certo, questo richiede un metodo rigoroso. Ma è per questo che, di fronte a ogni difficoltà, non abbiamo mai smesso di credere che avremmo trovato la strada per uscirne”.
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Rue Tayeb lemhiri, Gabès, Tunisia, 6000