CASSONETTI E ARTE DI STRADA, LA VIA DI REJICHE PER DIFFERENZIARE

A poca distanza di Mahdia, la cittadina gode dello stesso litorale di acque azzurre e sabbia bianca ma non si nasconde i suoi problemi ambientali. L’associazione Aedr ha deciso di partire dai rifiuti, coinvolgendo i cittadini e l’amministrazione, per diffondere la cultura della differenziazione e del riciclo. E un artista socio ha trasformato in galleria d’arte la strada dove hanno trovato posto i cassonetti colorati per il riuso degli scarti.

Cassonetti per la raccolta differenziata e opere d’arte in lucente mosaico. E’ una strana esperienza camminare lungo questa strada di Rejiche, a pochi chilometri da Mahdia, dove l’associazione locale Aedr (Association pour l'environnement et le développement de Rejiche), in collaborazione con RESTART e grazie all’artista Ali Khedher, ha saputo fare di alcuni cassonetti colorati un elemento portante dell’arredo urbano. Con un messaggio implicito ma preciso: differenziare per riciclare rende più bella la città, e cambia la mentalità delle persone. 

I cassonetti sono quattro e di diversi colori: servono per la carta e la plastica da riciclare, per il pane raffermo da destinare agli animali, per i vestiti usati pronti per nuovi impieghi. Lungo la stessa via, Ali Khedher ha incastonato nel muro i suoi mosaici: una grande ruota dal cui centro si irradiano motivi floreali e altre invenzioni decorative che accompagnano chi cammina. Un’oasi di decoro e pulizia, in una città dove vi sono discariche a poca distanza dalle case e i problemi ambientali non mancano, tra spiaggia e mare.

Incontriamo l’artista insieme a Abdellatif Grayaa, uno dei dirigenti dell'associazione Aedr che ha preso come simbolo lo Strombus, dal nome di un mollusco fossilizzato che si trova facilmente nelle cave di Rejiche  e rappresenta un po’ il marchio geologico della regione. La sede è ingombra di scatole dove loro e altri soci hanno frugato fra la carta, salvando i libri e tutto quanto potesse ancora servire. “Grazie ai cassonetti abbiamo raccolta tre tonnellate di carta in sei mesi – racconta Grayaa, uomo appassionato di temi ambientali ma anche di storia locale -. Quello dei vestiti lo svuotiamo due volte a settimana, insieme a una società che si occupa del recupero di quei capi, e quello della plastica una volta a settimana”. A farlo sono studenti e volontari, che fanno capo all’associazione e alla vicina Maison des Jeunes. Ma prima che partisse il progetto vi era stato un attento lavoro di concertazione con la società civile e l’amministrazione locale, anche tramite la distribuzione di 500 questionari alla cittadinanza per individuare, fra i vari problemi ambientali che affliggono la zona, i punti critici su cui lavorare. Alla fine si è scelto di intervenire sui rifiuti, il settore più praticabile, e di concentrarsi su di un’area dove vi sono quattro discariche o ‘punti neri’ – due dei quali nei pressi della stessa strada, vicini alla Maison des jeunes e a una scuola per l’infanzia - in modo da lasciare un segno tangibile anche alle giovani generazioni: una prova di come affrontare fattivamente la questione dei rifiuti possa cambiare davvero la vita. Un progetto che supplisce a quello che la municipalità non è in grado di fare, spiegano all’associazione Aedr, e dove RESTART ha svolto un ruolo fondamentale. Tanto che, raccontano, anche varie associazioni vicine o di altri governatorati hanno chiesto informazioni per capire quanto il progetto sia replicabile.

Da Rejiche si guarda con orgoglio alla propria storia secolare, ma anche con preoccupazione ai problemi ambientali cresciuti negli ultimi decenni. Acque reflue non adeguatamente controllate che finiscono in mare da località vicine, erosione delle spiagge, minacce all’ecosistema marino – dalle spugne alle specie ittiche, dalla posidonia alle costruzioni sulla costa - sono gli altri nodi critici che vorrebbe affrontare l’associazione. La quale ha scelto come simbolo non solo la conchiglia fossile, ma anche la pianta del sorgo, qui coltivata per tradizione e ingrediente base di piatti tipici, e di una cultura alimentare anch’essa da valorizzare ai fini dello sviluppo della regione.

La cittadinanza attiva si è molto battuta anche sul tema delle acque reflue, ottenendo un secondo impianto per il loro trattamento. Ma su questo fronte le possibilità di intervento da parte dell’associazionismo sono minori, considerati i tanti fattori e soggetti in gioco. I rifiuti sono risultati dunque un ambito nel quale era più facile operare: un ambito che è responsabilità delle istituzioni, per quanto riguarda raccolta e gestione, ma anche – più direttamente che in altri settori – dei cittadini. La prima soluzione è parlare con la gente per poi far leva sulle amministrazioni – ricorda Graaya – ma qui, come altrove in Tunisia, ci si scontra con il fatto che “è subentrata l’abitudine alla situazione attuale, insieme all’opinione che la pulizia spetterebbe alle municipalità”. Manca inoltre il deterrente dell’imposizione di sanzioni, mentre sul recupero di alcuni tipi di rifiuti dalle discariche, che si prestano alla rivendita, si giocano vari interessi e attività economiche informali. E intanto nelle discariche finisce di tutto, compresi i rifiuti tossici, che rischiano di inquinare le falde. Non che Rejiche sia il posto peggiore, intendiamoci, “sta nella media”. Ma da Rejiche si parte per cambiare. E anche con l’orgoglio della propria identità culturale e della propria storia: “le pietre dell’anfiteatro di El Jem venivano da qui – conclude sornione Grayaa, prima di inforcare la sua bicicletta senza pedali -   e i romani non ce le hanno ancora pagate”.

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