QUETATRECH, UN’OFFICINA PER TRADURRE IN OPERE IL PENSIERO DIGITALE

Nell’officina di Ilyes Tlili si producono prototipi e oggetti con stampanti 3D, e si formano le nuove leve. Perché la preparazione accademica è ancora troppo astratta e lontana dalle vere esigenze del mercato del lavoro. E molti giovani non cercano il lavoro fisso, ma vogliono realizzare le loro idee, che a loro volta sono ostacolate dalla burocrazia e da un sistema finanziario chiuso.

Un giovane inventore che accoglie sorridente gli ospiti nella sua officina. Ci appare così, Ilyes Tlili, 26 anni, fisico asciutto e sempre in movimento, quando ci viene incontro nella FabLab di cui gli è stata affidata la gestione nell’ambito della Pépinière des entreprises, l’incubatore di imprese di Mahdia. In questo vasto locale un po’ impolverato sono in funzione alcune stampanti 3D che, da una sorta di spoletta di materiale plastico, producono in serie pezzi di ricambio per attrezzature medicali. Su un pannello blu si impongono le scritte in lettere cubitali #Make #Learn #Share, lo spazio è occupato da strani prototipi e macchinari e un altro pannello - con il marchio della fondazione Orange - spiega che questo è “Le FabLab Solidaire”, un “laboratorio di fabbricazione informatica aperto a tutti per creare e fare prototipi” (Atelier de fabrication numerique ouvert à tous pur créer et prototyper).

In realtà, se questo è il regno di cui Ilyes fa il manager, quello di cui è creatore sta al piano superiore, dove alcuni studenti al computer, che non vogliamo disturbare, sono alle prese con la propria stessa formazione, ossia la principale missione dell’impresa Quetratech da lui fondata, grazie a RESTART e alla Citess di Mahdia. E il cui scopo primario è, si legge nel business plan, “offrire formazione pratica complementare al programma accademico; dare agli studenti l'opportunità di acquisire esperienza pratica parallelamente ai loro studi; utilizzare i servizi digitali per creare accesso ai mercati internazionali e offrire opportunità di lavoro digitale; facilitare l’accesso dei giovani al mercato del lavoro”.

"Tra il 2019 e il 2020 sono stato studente presso l'Istituto Superiore di Informatica di Mahdia e allo stesso tempo ho supervisionato gli studenti del Fablab di Mahdia. In questo periodo ho notato che gli studenti avevano problemi a svolgere i compiti, anche se facevano parte dei loro studi. Da studente, ho notato che il metodo educativo degli istituti rendeva gli studenti dipendenti dal corso e incapaci di fare ricerca per conto proprio. Da qui è nata l'idea di un centro che integri l'insegnamento negli istituti superiori mostrando agli studenti come migliorare il loro potenziale attraverso la ricerca e lo studio autonomo, e che allo stesso tempo offra loro l'opportunità di fare un'esperienza lavorativa di due anni parallelamente agli studi: così è nato "Quetratech".

Un progetto per la creazione di una società di soluzioni digitali, spiega ancora Ilyes, “che funga da punto di incontro tra i giovani studenti africani e le opportunità offerte dal mondo digitale”. Ma anche “l’integrazione dei servizi verdi” come il green hosting – l’alimentazione dei server con energie rinnovabili – fino all’impiego di energia solare al 100% e lo sviluppo delle tecnologie 3D. .

Con Quetratech, racconta Ilyes, “abbiamo già accompagnato una cinquantina di progetti di studenti che hanno tutti ottenuto ottime valutazioni”. E fra gli studenti che accompagna in questo percorso, in cui lo studio teorico si affianca all’applicazione pratica, oltre la metà sono ragazze, “che hanno idee e forte motivazione”. Lui ci ha messo il suo Master in Data Science e le sue idee, “ma se non ci fosse stato il contributo di RESTART - sottolinea - non avrei saputo come fare per realizzare il mio progetto e ora, invece che essere già un imprenditore, starei ancora cercando lavoro come dipendente”. “La cultura del lavoro fisso non è più tanto diffusa in Tunisia come un tempo - prosegue – le nuove generazioni hanno progetti, ma purtroppo molti giovani preparati vanno all’estero. Per realizzare un’idea bisogna passare attraverso molta burocrazia e le difficoltà di un sistema finanziario chiuso come quello tunisino”. Il riferimento è al fatto che non sono possibili le transazioni verso l’estero per acquistare, per esempio, la componentistica necessaria per la propria azienda. “Quella dell’emigrazione legale è tuttora anche per me un’opzione possibile – prosegue Ilyes, brillante e consapevole delle sue capacità – ma personalmente non credo che andare all’estero sia una buona idea. E io voglio continuare con questo progetto.”. Nel quale è coinvolto, racconta, anche un collaboratore free lance, “molto bravo”, proveniente dal Camerun: un ex compagno di studi con cui Ilyes ha cominciato a immaginare il progetto che nel primo Business Canevas presentato a RESTART nel 2020 portava il nome di “African Developers”, volendo sviluppare opportunità di formazione tecnica e pratica e servizi per tutte e tutti inclusi i tanti giovani sub-sahariani che a Mahdia vengono, conferma, soprattutto per studiare all’università, e non per alimentare il flusso migratorio degli irregolari verso l’Italia. I bravi inventori si riconoscono fra loro, non importa quale sia il colore della pelle.

Condividi questo articolo

DOVE TROVARCI

Pépinière d'entreprises de Mahdia

CONTATTI

SUL WEB

Scroll to top